domenica 20 luglio 2008

Solo Chi Sa di Non Sapere in Verita Sa...!


Frase del filosofo Socrate, sempre attuale...

Chiunque abbia un qualche rudimento di filosofia conosce una delle più famose affermazioni di Socrate: Vero sapiente è solo chi sa di non sapere. Eppure la frase, che a prima vista può sembrare un paradosso da quattro soldi buono solo, appunto, per i filosofi, è in realtà una delle affermazioni più profonde e più vere sulla conoscenza umana, e una straordinaria definizione di cosa significhi essere un "sapiente".
Spesso, alla fine della scuola, dopo avere fatto filosofia (nella quale magari sono anche andato più che bene), fermandomi a riflettere mi pare in realtà di non sapere un bel niente sull'argomento. Eccetto che è molto più vasto di quanto non avrei immaginato, prima. Ogni nozione che mi viene fornita in realtà non fa altro che aprirmi gli occhi sull'esistenza di un mare di cose che non conosco, e di cui prima nemmeno mi ponevo il problema dell'esistenza. E gli stessi professori, probabilmente, lungi dal "saperne" effettivamente di più, hanno solo aperto migliaia di altre porte su altri mari, di cui io nemmeno sospetto l'esistenza.
In un certo senso, ciò che io non-so di Medicina, per esempio, o di Geologia è... sostanzialmente poco. Non-so nulla di quel che può esserci dietro quelle porte, posso solo immaginare che ci sia una vastità di conoscenze... ma delle cui dimensioni non posso avere nessuna idea. Non so che cosa non-so. Così pure un mio amico studente di medicina non sa di non-sapere nulla sulla meccanica dei fluidi non-newtoniani o sulla saldatura ad ultrasuoni delle materie plastiche: per lui questi sono mari remoti di cui non ha conoscenza, e i cui ingressi sono nascosti da qualche parte in un labirinto di cui non ha le misure, perché non ci si è mai avventurato. Io stesso mi sento assai ignorante su tali argomenti... ma ho una percezione della vastità di quanto non-so su di essi, e so la strada che ho fatto per raggiungerne le soglie.
Ciò che sappiamo non è altro che la misura della nostra ignoranza, e questa è l'unica vera forma di sapere che ci è data, come capì il vecchio Socrate.
E il bello è che questo non limita la nostra capacità di conoscenza, anzi la espande all'infinito: questo approccio fondamentalmente umile al sapere è potente! Solo chi non-sa, infatti, cerca di sapere ed espande così i confini del proprio non-sapere. Non a caso chi si occupa di conoscere nuove cose è detto ricercatore, no?
L'atteggiamento opposto, la sicumera di chi crede di sapere non sapendo proprio niente, è tipico dei "veri" ignoranti. Provate a pensare ad una persona che conoscete e che definireste un "vero ignorante" (ne conosciamo tutti qualcuno): vi accorgerete che è quasi sempre molto sicuro di sè, che ha sempre qualche cosa da dire su tutto (spesso tremendi luoghi comuni) e che difficilmente si pone di fronte alle cose con l'atteggiamento di chi sa di non-saperle. Anzi, spesso è impossibile portarlo a ragionare su qualunque cosa, perchè lui si sente felice e sicuro nella sua pozzettina (tant'è vero che la propaganda a gran voce) e l'idea di ammettere l'esistenza di mari sterminati gli dà fastidio, la rifiuta.
A parte questi casi patologici, nulla è solo bianco o solo nero. A volte, infatti, noi tutti ci comportiamo un po' così (più o meno spesso): in quei casi stiamo agendo da "veri" ignoranti. In quei casi siamo schiavi dei nostri pregiudizi. Non è quella la scienza, non è quella la sapienza: siamo saggi solo quando siamo umili (e gli umili erediteranno la Terra, è stato detto). L'atteggiamento di chi sa di essere finito, imperfetto, potenzialmente in fallo, è premiato con la possibilità di assaporare la "vera" sapienza e di comprendere veramente, almeno un po', il mondo che ci circonda. Grazie, Socrate, per averlo capito e per avercelo insegnato!

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